Se penso “merenda” penso alla campanella della ricreazione a scuola. Il momento magico in cui suona e tutti i bambini tirano fuori da cartelle e cestini i vari paninazzi con la mortadella, o le varie delizie confezionate …puntualmente al cioccolato….ah, quegli odori. Qualcuno prima di entrare in classe ha comprato addirittura un dolce in pasticceria, ma che lusso sfrenato mammamia, che ostentazione. Il fatto è che, vedete, mia mamma in perfetta buona fede non aveva idea che fare ricreazione comportasse anche mettere qualcosa sotto i denti a metà mattina.
Del resto ne sapeva qualcosa, lei, di guerre, bombardamenti e mercato nero, di generi alimentari di prima necessità, figuriamoci se tre pasti abbondanti al giorno non le dovessero sembrare già più che sufficienti. (La merenda mattutina sarà una roba da smidollati, un lusso superfluo. Ma prima di formulare questo pensiero direi che non è proprio arrivata sul radar dei suoi ricordi e delle sue abitudini).
Per cui eccomi là, immaginatemi a otto o nove anni. Non ho fame ma sono golosa, lo sono ancora. Non mi creo alcun problema, complesso o senso di inferiorità, semplicemente assaggio qualcosa dagli amichetti. Me ne dai un pezzetto? Mmm, rosetta col salame (detta anche soffiato. Come lo chiamate voi il panino croccante e pieno d’aria, col bottoncino sopra?). Mmm, ‘na patatina, buona eh. E poi, sopra a ogni cosa, le confezioni delle merendine… adoravo consistenze, sapori, odori. La mia passione erano quelle al cioccolato, ma non ne disdegnavo di nessun tipo!
Ma la memoria, sapete, è strana. Può darsi anche che il mio panino lo avessi, ma quelli degli altri mi sembrassero sempre molto più ricchi e più buoni, oppure che l’atto di scroccare qualcosa mi sia rimasto impresso per qualche motivo e non fosse certo un’abitudine quotidiana.
Insomma non lo so. Sono confusa. Ma dalla ricreazione mi è rimasta questa sensazione: che l’extra non sia contemplato in quanto superfluo. Che le cose importanti siano sempre altre. Che quello che fanno o hanno gli altri non mi deve interessare. Questa cosa ha anche il suo perché.
Se vuoi diventare un marine, sicuramente.
Autrice : Flavia Rubino