Dal Mottino alle Camille, tutte le merendine che hanno fatto la storia
27.12.2017

Dagli anni ‘50 ad oggi, ripercorriamo per grandi linee la storia delle merendine italiane.

Il mottino – Iniziamo la nostra avventura nella storia delle merendine partendo dalla merendina nata nei primi anni ’50: il Mottino. Si trattava di un panettone mignon trasformato, per intuizione da uno dei padri dell’industria alimentare italiana (Angelo Motta), in pratico fuoripasto. Un prodotto che può, di diritto, fregiarsi del titolo di capostipite di tutte le merendine. La svolta “culturale”, però, si ebbe nel 1953, quando il Mottino si trasformo nel Buondì. Un vero e proprio fenomeno culturale e di costume, che svelava, per chi sapeva leggere i segnali, le potenzialità di questo nuovo mercato. Il successo di questo prodotto, che a distanza di 60 anni resta uno dei capisaldi della colazione all’italiana, sta nell’impasto a lievitazione naturale e nel processo produttivo originale che richiama uno dei dolci più tipici della tradizione italiana: la colomba pasquale, della quale il Buondì conserva la glassatura superficiale all’amaretto e l’inconfondibile granella di zucchero.

Brioss e Fiesta – Dopo il buondì-colomba, negli anni ’60, iniziò anche la produzione del Pandorino formato mignon del tipico dolce natalizio veronese, la cui marca di riferimento è Bauli. Il piccolo pandoro piacque subito perché permetteva di gustare un dolce amatissimo anche al di fuori del periodo di ricorrenza per il quale era stato concepito. Negli stessi anni, però, oltre ai dolci tipici delle feste, ad essere riproposte sotto forma di merendine furono soprattutto le torte casalinghe, dagli ingredienti semplici e di facile lavorazione, che diventarono per l’industria dolciaria italiana lo spunto per le merendine di “prima generazione”, a base, cioè, di pasta margherita, pandispagna e pastafrolla, variamente farcite con confettura o cioccolata. Nel 1961, ad esempio, arriva sul mercato la Brioss, uno dei primi prodotti di successo della Ferrero (l’azienda era nata appena 15 anni prima): soffice trancino di pandispagna, semplice negli ingredienti e nella lavorazione proprio come un dolce casalingo. Stesso anno, altro grande classico dell’azienda dolciaria di Alba, arriva la Fiesta, morbido pandispagna con una bagna al profumo di arancia e curacao ricoperto di cioccolato, una ricetta sofisticata resa possibile dall’innovazione tecnologica.

La Girella e le merende Mulino Bianco – Negli anni ’70, sulla scia del successo della Fiesta, arrivano altre merendine a base di pandispagna farcita, o ricoperte con il cioccolato. Un esempio tra tutti: la Girella (1973), prima vera merenda golosa dedicata ai più piccoli, entrata nella storia del costume per l’inconfondibile forma a spirale. Nel 1975, arriva Kinder Brioss, la merenda che unisce la sofficità del pan di spagna lievitato naturalmente al nutrimento di una ricca farcitura di latte, ideale per il break di metà mattino dei ragazzi a scuola. Nel 1978 – anno di avvio della “Linea merende” della Barilla – assieme a prodotti oggi dimenticati come i Dondoli e le Trottoline nascono due “grandi classici”. Il Saccottino, brioche lievitata farcita all’albicocca, al cioccolato o alla crema, e la Crostatina, mini torta di pasta frolla in due versioni, alla marmellata e al cioccolato.

Anni ’80, cioccolato e leggerezza –  Agli inizi degli anni ‘80 si affermano sul mercato anche Kinder Colazione Più (1981), fatta con 5 diversi cereali con un pizzico di cacao, i Tegolini (1983) e i Soldini (1986), gustosi pan di spagna farciti e ricoperti al cioccolato. Altro successo del 1986, lo Yo-Yo, che prosegue sul filone delle merendine golose al cioccolato ma fa il verso alla moda dei “paninari” (i giovani di quegli anni cominciano a frequentare le prime paninerie e le fanno diventare classico luogo di ritrovo) e riproduce, anche grazie a una innovativa tecnologia produttiva, in versione dolce, la forma del panino. E come dimenticare Kinder Delice, che nel 1985 mette d’accordo mamme e bambini. Sul finire del decennio le merendine entrano però nella loro “seconda generazione”: ovvero cominciano ad adeguarsi a nuove e diverse esigenze nutrizionali dettate anche da una crescita da parte dei consumatori italiani ad un più sano e corretto stile di vita. Nelle loro ricette, ora, compaiono tra gli ingredienti anche le fibre e lo yogurt. Le Camille, soffici tortini alle carote e mandorle e i Plum cake, ammorbiditi dall’ aggiunta di yogurt, entrambi del 1989, sono i capofila di questa nova generazione di prodotti.

Le merendine refrigerate – Gli anni Novanta segnano un’ulteriore rivoluzione nel tentativo di offrire al consumatore prodotti nutrienti ma leggeri. Ad emergere fra le tante sfornate dall’industria del dolce, sono le merendine refrigerate con latte fresco pastorizzato (Fetta al Latte, Pinguì, Kinder Paradiso). Ma sono anche gli anni di due altri prodotti di grande successo come i Flauti (1997) e Yogo Brioss (1995): in entrambi il segreto è nella semplicità. Sul finire degli anni 90 nasce anche la Croissanterie Bauli che interpreta un classico della prima colazione, il croissant appunto, morbido, gustoso e digeribile grazie alla lenta lievitazione naturale.

Merendine meno caloriche – Nel corso degli anni 2000 le merendine vivono una fase di radicale cambiamento. Da una parte una nuova etica della produzione spinge le aziende a rivedere i propri prodotti di successo, alla ricerca del miglior equilibrio tra leggerezza e gusto. Dall’altra una competizione sempre più forte sul mercato, vede nell’innovazione di prodotto l’arma vincente per imporsi sul mercato. Nascono merendine “moderne”, perché in grado di garantire la piacevolezza, senza penalizzare gli aspetti nutrizionali e migliorando costantemente la qualità e l’equilibrio degli ingredienti. Grazie ad una sempre maggiore sensibilità delle aziende produttrici, ad ingenti investimenti in ricerca e sviluppo e a processi produttivi sempre più all’avanguardia, nell’arco di una manciata di anni vengono eliminati i conservanti. Diminuisce anche l’apporto calorico complessivo, cala la quantità di zucchero e di grassi saturi ma soprattutto spariscono i grassi idrogenati e con essi gli acidi grassi trans che ne derivano.