L’esperto risponde: il lievito fa male? Ecco cosa c’è da sapere
Di cosa parliamo quando parliamo di lievito? E soprattutto: è vero che fa male oppure siamo davanti a una fake news? Risponde Valeria Del Balzo, nutrizionista e responsabile della cattedra di scienza dell’alimentazione dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma:
Cosa sono i lieviti – “I lieviti sono funghi di struttura molto semplice; comunemente conosciuti col nome di lieviti o fermenti, gli stessi hanno una peculiare caratteristica, quella di provocare la fermentazione alcoolica delle sostanze idrocarbonate e particolarmente degli zuccheri, con sviluppo di anidride carbonica.
Parecchie specie, alcune ben note e di facile identificazione, altre meno perfettamente conosciute e meno facilmente identificabili, hanno particolare importanza dal lato pratico e industriale. Fra le più importanti vi sono i Saccharomyces cerevisiae o fermento della birra, agente principale della fermentazione del maltosio nella preparazione della birra. Altra notevole applicazione dei Saccaromiceti si ha nella panificazione in quanto lo sviluppo di anidride carbonica provoca la formazione di bolle e quindi la lievitazione della pasta; di questi esistono diverse varietà, utilizzati industrialmente nella preparazione di bevande alcooliche e nella panificazione, che impartiscono qualità diverse ai prodotti ottenuti e che vengono coltivate in purezza (fermenti selezionati) nei laboratori zimotecnici.
Intolleranze o no? – Non è corretto parlare di “intolleranza” al lievito, che viene utilizzato nella panificazione. Sebbene anche nel caso del lievito si possa osservare la comparsa di alcuni disturbi quali stanchezza, gonfiore addominale o digestione lenta, meteorismo o diarrea o l’alternanza di queste sintomatologie, il problema è di natura transitoria e di norma rimane circoscritto all’assunzione di cibi con il lievito o con lievitazione inadeguata. In caso contrario, se i disturbi perdurano nel tempo possono essere considerati dei campanelli di allarme di un’eventuale malattia intestinale cronica. Dunque, poiché l’intolleranza al lievito come reazione avversa agli alimenti non esiste, non vi sono neppure test specifici e di comprovata evidenza scientifica per la sua diagnosi; quelli attualmente proposti – quali il Dria, il Vega, il citotossico o l’analisi del capello – non sono efficaci. Se dopo aver mangiato pane e farinacei si avvertono, dunque, gonfiore addominale e meteorismo vi è una forte probabilità che questi alimenti abbiano subito una lievitazione troppo rapida, con aggiunta di alfa-amilasi e di “miglioratori”, la cui fermentazione nell’intestino può dar adito alla formazione di gas e ad una digestione lenta.
Cosa fare – Escluse con certezza, attraverso test specifici, le allergie alimentari al grano, all’alfa–amilasi e ad altri componenti insieme ai quali il lievito viene ingerito, sarà consigliabile una visita specialistica da un gastroenterologo per determinare la vera natura dei sintomi avvertiti e la possibile presenza di malattie croniche intestinali. Qualora il disturbo correlato all’assunzione di cibi lievitati sia invece una condizione cui non sottendono malattie, come ad esempio nel colon irritabile, si può consigliare di assumere cibi a lievitazione naturale, nei quali il processo avviene grazie a microrganismi viventi – i saccaromiceti – che favoriscono una lievitazione più lunga, garantendo maggiore digeribilità al prodotto. Sconsigliata è invece la drastica eliminazione del lievito che abituerebbe l’organismo a una dieta scorretta e squilibrata.
Un lavoro, pubblicato nel febbraio 2015, ha evidenziato come i Saccharomyces cerevisiae siano ben tollerati dall’uomo e riducano anche il dolore addominale in soggetti con sindrome dell’intestino irritabile”.