L’antropologo Sergio Grasso ci racconta la merenda e le merendine, dalla ricetta della nonna al prodotto da forno confezionato
Dalla ricetta della nonna alla dispensa – Pan di spagna, paste frolle, paste sfoglie, paste lievitate, secche, ripiene ci sono circa 1500 anni di storia dietro alle merendine, perché come sottolinea l’antropologo e food writer Sergio Grasso: “ Le merendine di oggi sono l’evoluzione di quelle della nonna di ieri, perché l’innovazione non è altro che la tradizione che ha avuto fortuna”. L’antropologo sottolinea come la tecnologia alimentare contemporanea garantisca al consumatore una maggiore salubrità del prodotto dal punto di vista igienico e delle materie prime e non necessariamente prodotti industriali diversi, per qualità, da quelli fatti in casa: “Certo quest’ultimo è forse più bello da pensare ma quello industriale (e l’industria quando lavora bene lavora benissimo) può essere altrettanto perfetto quanto il prodotto della nonna e non tanto diverso alla fine anche nella tecnica produttiva”.
La dolcezza della merenda – Ma come mai i dolci a base di farina, zucchero e uova, frutta secca e marmellata sono sempre stati usati per fare merenda? L’antropologo ci spiega che, a prescindere dall’attrazione personale per i gusti dolci o salati, il dolce è il primo gusto che si sperimenta appena nati, non a caso le papille gustative che lo identificano si trovano sulla punta della lingua ed è la prima gratificazione per il bambino: “La prima gratificazione che il bambino, il neonato, ha è quella del contatto con il capezzolo della madre e con il latte che è dolce. Quindi il gusto dolce è connaturato nella nostra percezione di gratificazione. Cibo e sesso le due attività più gratificanti per l’essere umano si sostanziano in una piccola ghiandoletta a forma di mandorla che si chiama amigdale, che ha sede proprio sotto il nostro cervelletto. Il piacere che procura il dolce credo sia veramente il senso compiuto della parola merenda…meritanda”.