Si crede che le merendine siano associate a un aumento dei livelli di obesità: i dati dimostrano il contrario. Ecco le analisi a confronto.
Un luogo comune viene sfatato: è bastato incrociare i dati sulla diffusione geografica del problema del sovrappeso e della obesità infantile con quelli relativi al consumo di merendine in Italia. Secondo i dati Okkio e IRI del 2014, non è affatto vero che i prodotti confezionati da forno sono responsabili del sovrappeso dei bambini e dei ragazzi.
Al contrario: nelle regioni del Nord, dove i livelli di sovrappeso e obesità dei bambini sono più bassi (24,7% del totale), si registrano i livelli più alti di consumo di merendine, con 2,2 chili pro capite annui. Al contrario, al Sud e nelle Isole l’indice di sovrappeso e obesità sale al 37,8% ma i consumi di merendine scendono fino a 1,6 kg pro capite: un dato inferiore del 20% rispetto alla media nazionale e del 27% rispetto al Nord.
È nota l’importanza di una merenda adeguata tra i pasti: le differenze tra Nord e Sud continuano su questo campo, con solo 3 bambini su 10 al Sud che fanno una merenda adeguata contro il 54% di quelli al Nord. Una differenza che continua nello sport: dove i bambini sono più sovrappeso si registrano i livelli più bassi di pratica sportiva e di abitudine al movimento, ma anche i consumi di merendine più bassi. I bambini che secondo l’indagine Okkio alla salute praticano un’attività sportiva almeno 3 volte a settimana sono molto più numerosi nelle regioni del Nord (54,4%) rispetto al Sud (41,7%).
Valeria Del Balzo, biologa nutrizionista, chiarisce questi aspetti: “È sbagliato demonizzare un alimento e additarlo responsabile di un fenomeno complesso come l’obesità. A contare è soprattutto lo stile di vita, dal movimento alle corrette abitudini a tavola. Le merendine possono tranquillamente essere utilizzate come ‘break’ a metà mattina o metà pomeriggio: permette di rifornire l’organismo della piccola quantità di energia che gli serve per arrivare ai pasti principali con