La Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, istituita nel 2014, si celebra da allora ogni 5 febbraio. L’ottava edizione di questa manifestazione, nata per sensibilizzare i cittadini, in primis le nuove generazioni, sullo spreco dei beni e sul dispendio di energia generato dal processo di produzione alimentare, passa anche attraverso il monitoraggio dei comportamenti. Quello del cibo, infatti, è tristemente in testa agli sprechi per il 74% degli italiani, di cui il solo domestico incide per i 2/3 sul complessivo. Seguono lo spreco idrico (52%), gli sprechi nella mobilità (25%), di energia elettrica (24%) e in generale quelli legati ai propri soldi (16%)[1]. Gettare via il cibo significa anche sprecare le risorse naturali, consumando inutilmente le risorse energetiche utilizzate per produrlo. L’edizione 2021 sarà dedicata all’evoluzione dei comportamenti e degli stili di vita in rapporto allo spreco alimentare dopo l’irrompere della pandemia Covid-19.
Come ridurre lo spreco: consapevolezza e organizzazione domestica – Le radici della svolta culturale muovono senza dubbio dalla sensibilizzazione: responsabilizzare le persone a ridurre gli sprechi, coinvolgere i ragazzi e i bambini per spiegargli quanto, con piccoli gesti quotidiani, ognuno di noi può fare la differenza. Questa è la chiave per il cambiamento. Mettere in atto piccoli accorgimenti che possono fare la differenza. Ad esempio iniziando con una spesa “responsabile”, cercando di attenersi a ciò che è davvero necessario, stilando una lista precisa. Anche la cucina è teatro di numerose accortezze, partendo proprio dalle quantità: cucinando solo ciò che si può consumare si possono evitare porzioni eccessive che alla lunga pesano sul portafogli e sulla bilancia. Se poi, ci sono degli avanzi sarà un’occasione per dar libero sfogo alla propria creatività per nuove ricette! Attenzione poi alle scadenze, soprattutto quando si conservano i cibi in frigo che, spesso riposti nei meandri dei vari cassetti, finiscono per essere inesorabilmente cestinati. Gli alimenti confezionati, come le merendine, hanno una shelf life più alta e consentono sul lungo periodo un risparmio. Anche calorico. “In questo contesto – afferma la dott.ssa Valeria Del Balzo, nutrizionista – il plus dei dolci confezionati come le merendine è quello di avere una porzione prestabilita, con un apporto di nutrienti e calorie più contenuto in grado di dar vita ad un prodotto nutrizionalmente equilibrato da consumare 1-2 volte a settimana, che può rappresentare una delle alternative nutrizionali per la merenda degli italiani”.
L’importanza della porzionatura dei cibi – Gli ingredienti e l’apporto nutrizionale delle merendine sono informazioni in chiaro, grazie all’ausilio dell’etichetta riportata sulla confezione. Cosa che non accade quando prepariamo un dolce fatto in casa, seppur con ingredienti genuini e selezionati da noi. Più che gli ingredienti, però, non riusciamo a farci un’idea della porzione precisa a occhio, neanche se utilizzassimo un coltello di precisione. Una fetta di crostata o di torta non è uguale ad un’altra. Questo comporta il non riuscire a regolarsi con le quantità e l’apporto calorico. “Il fatto che le merendine siano confezionate e porzionate singolarmente e contengano una tabella nutrizionale ha due grandi vantaggi: intanto le possiamo comodamente portare con noi, poi l’etichettatura nutrizionale è importante per vedere cosa c’è dentro e scegliere il prodotto opportuno, non solo in funzione dei nostri gusti gusto ma anche a seconda di particolari allergie o intolleranze dei nostri ragazzi”. Nessun dubbio sulla porzionatura quindi, come spiega il prof. Andrea Ghiselli, specialista in Medicina Interna e Dirigente di Ricerca del Centro di Ricerca CREA – Alimenti e nutrizione e Presidente della Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione. Inoltre, rispetto a un ciambellone o a una crostata casalinga, anche le tecniche industriali conferiscono alla merendina una concentrazione calorica inferiore a parità di peso e gusto.
[1] Fonte: Last Minute Market-Impresa Sociale, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari (DISTAL) Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Cura scientifica della campagna: prof. Andrea Segrè, ordinario di Politica Agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna, fondatore Last Minute Market.