Sofia era una bambina molto fortunata. Tra le altre cose, aveva due nonne, due nonni e ben tre bisnonne. Una di queste bisnonne si chiamava Rosa. Era la mamma della mamma di sua mamma. La nonna della sua mamma. Ma lei ci perdeva la testa a fare questi conti e passaggi di parentele, non li voleva nemmeno sapere.
Lei sapeva solo che a casa della nonna Rosa poteva trovare, sempre al suo posto, sempre sullo stesso tavolino, sempre piena, una ciotola di biscotti. E poi una bella focaccia per merenda. Un balcone fiorito in tutte le stagioni e affacciato sul cortile dove la sua mamma e la mamma di sua mamma avevano trascorso molti pomeriggi di gioco sfrenato. E tanti baci.
Nonna bis Rosa aveva 91 anni, ma aveva meno capelli bianchi del papà di Sofia e certe volte era anche più arzilla della sua mamma che ne aveva un terzo dei suoi anni. Aveva la forza e la gioia della vita che ancora le scorreva ben salda nelle vene e in ogni piega della sua bella pelle. Era anche per questo che la mamma di Sofia, certi pomeriggi, quando un po’ di stanchezza o di malinconia passeggera spingeva alle tempie e pesava in fondo al cuore, andava a trovare la nonna bis.
Si sedevano tutte e tre sul balcone quando la stagione era bella, oppure in salotto quand’era inverno, nonna Rosa faceva tutto da sola come sempre, guai ad aiutarla: il vassoio, la zuccheriera a forma di zuccheriera, le tazze buone, il tè caldo al profumo di limone, i biscotti sempre al loro posto e, per Sofia, una bella focaccia fresca di fornaio.
Poche parole, un gesto semplice e accogliente, come una merenda tutte insieme, che sapeva rimettere in ordine i pensieri, allontanare la malinconia dalle tempie e la stanchezza dal cuore.
Autrice: Maddalena Vicini [Il Mezzo Mondo di Uescivà]